la corsa verso il cielo delle Apuane

la corsa verso il cielo delle Apuane

martedì 7 giugno 2011

IL MIO ......PASSATORE




 Ho voluto aspettare alcuni giorni prima di trasformare in parole quella che è stata l'avventura del “Passatore”. Avevo necessità di far sedimentare le mille sensazioni provate, avevo bisogno di uscire da quella dimensione strana e meravigliosa fatta di continue emozioni iniziate in piazza Signoria sabato 28 maggio, intorno alle 15,00, sulle note dell'inno d'Italia, e ancora non del tutto esaurite. Se provo ad immaginare quello che può sentire chi è sotto l'effetto di stupefacenti non posso che pensarlo simile a ciò che ho provato. Se c'è stata fatica (e vi assicuro che c'è stata), se ho provato sofferenza (ma non credo), sono sensazioni del tutto sparite e dimenticate che hanno lasciato il posto ad un susseguirsi di fotogrammi che, a ripensarci, mi fanno dire “peccato sia finita”.
100 chilometri, 100.000 passi, 14 ore e 40 minuti, decine di paesi, famosi e non, attraversati sotto la calura di un pomeriggio più estivo che primaverile, nella frescura dell'imbrunire e nel freddo della notte appenninica per correre, infine, nel viale che porta in piazza del Popolo di Faenza, con la luce del giorno che ormai l'ha avuta vinta sulla notte.
Ho timore a fare il resoconto di tutto questo perchè, senz'altro, con le parole non riuscirò minimamente a rendere giustizia a ciò che è stato.
Dovrei partire da lontano, da quel giorno di diversi mesi fa in cui mi tornò la voglia di tornare a percorrere quei 100 km che già avevo fatto oltre 20 anni prima. Ricordavo un'avventura unica, fatta tutta di ricordi più che positivi ed avevo timore che ciò fosse dovuto al passare degli anni, pensavo che il tempo avesse spazzato via tutte le cose negative per lasciare il posto solo a quelle belle, da poter raccontare con malcelato orgoglio e che volevo rivivere.
Non fu poi difficile iniettare questo virus di pazzia in due amici malati di corsa come me, la Silvia e Duccio che non avevano esperienza di una “100” ma dalla loro potevano vantare un numero consistente di primavere in meno e una forte determinazione.
Sorvolo, a questo punto, sui tanti “lunghi” fatti a partire dal gennaio scorso, su qualche pazzia che ha fatto strabuzzare gli occhi a più di qualche amico podista (vedasi il giro Panzano, Monte San Michele e ritorno), su chilometri e chilometri macinati ogni settimana, anche se, ritengo, siano altrettanto duri e faticosi come il fare la gara stessa.
..e siamo in piazza Strozzi, la mattina del sabato, al ritiro pettorali. C'è con noi un'altro amico “malato” del nostro gruppo podistico, Mario, che siamo riusciti a coinvolgere strada facendo, che non farà la gara assieme a noi ma che riuscirà, anche lui con grande soddisfazione, a salire sul palco di Piazza del Popolo a Faenza per ricevere la medaglia da finisher.
Ormai si respira l'aria magica di questo tipo di competizioni; intorno a noi tanti podisti che, nonostante gli scherzi e le battute, manifestano tutta la tensione del caso. Sono le 11,00 e qualcuno sembra già pronto a partire (mancano ancora 4 ore allo start).
Tornato a casa mi mangio un piatto di pasta con abbondante formaggio, un paio di fette di prosciutto cotto e poi passo al rito della vestizione; i cerotti sui capezzoli per evitare lo sfregamento, la vasellina nei punti strategici, il pettorale spillato più e più volte finchè non me lo sento al punto giusto del petto e poi, via a prendere Duccio, la Silvia e i due malcapitati che ci dovranno seguire con l'auto per darci supporto; Maurizio e Francesco.
Ed eccoci in piazza della Signoria dove incontriamo Mario. Siamo immersi in una folla di podisti, di pazzi pronti a partire, sotto un sole agostiano, per percorrere 100 e rotti chilometri sulle proprie gambe; un'umanità di gente che comprende i tipi più ordinari e più strani che ci possano essere e che se ne stanno in attesa dell'ora “X” ognuno con i propri riti scaramantici. Chi si massaggia le gambe, chi trotterella intorno alla piazza come per assaggiare un aperitivo di quello che lo aspetterà, chi, riflessivo, se ne sta seduto sul gradino del marciapiede e sembra pensi “ma chi me lo fa fare” e chi, come noi, lascia scorrere i minuti riempiendoli con frasi banali e luoghi comuni mentre il pensiero è già lì, sulla salita di Fiesole, la discesa verso Borgo, la salita della Colla e poi...e poi...
Intorno alle 15,00 parte l'inno d'Italia che, dai più viene urlato ad una sol voce e devo dire, che in quel momento, un certo brivido per la schiena l'ho sentito. Intanto gruppetti di turisti fanno lo slalom all'interno di questa massa di gente in pantaloncini, guardandoci in modo strano e meravigliato non capendo fino in fondo quello che stiamo facendo. Qualcuno chiede informazioni ed alle nostre risposte, spesso, ci guardano meravigliati e si percepisce che, se non avessero paura di offenderci, tentennerebbero la testa in un segno compassionevole.
Ed arriva il momento; lo sparo e un'umanità composta da centinaia e centinaia di podisti parte, per lo più trotterellando (a parte i top runners), verso quel traguardo posto ad oltre 100 km e, soprattutto, al di là degli Appennini.
All'inizio non capisco se si corra o si cammina talmente lento è il nostro procedere, le strette vie di Firenze sono come un imbuto dove scivoliamo via, pian piano in mezzo a storici monumenti fino ad allontanarci dal centro per percorrere il viale che ci porta ad imboccare la prima salita, quella che ci porterà a Fiesole.
Proprio all'inizio della salita incontriamo Graziano che, in bicicletta, ci accompagnerà fin verso Borgo San Lorenzo. E' un veterano del Passatore, ne ha fatti una decina ed i suoi consigli saranno preziosi anche se abbiamo ben memorizzato tutto quello che ci ha detto durante gli allenamenti fatti insieme.
La Silvia corre in silenzio rispondendo a monosillabi alle nostre sollecitazioni; Duccio sembra in crisi, si sente le gambe vuote, vuol rallentare ancora di più; io mi sento le caviglie indolenzite e mi chiedo come farò a sbatacchiarle per terra per oltre 100.000 volte. Ma tutto questo è normale, è la nostra testa che sotto lo stress della competizione trasforma la nostra tensione in problemi più o meno grandi ma che, di fatto, non esistono. Verrano poi i problemi veri ma quelli sono solo il parto del nostro timore nell'affrontare un'avventura che è, per noi, al di fuori dei canoni normali.
Corriamo quasi tutta la salita fino a Fiesole camminando solo dove la pendenza aumenta e fermandosi solo una volta per raccogliere da terra il povero Graziano che per stare al nostro passo ha perso l'equilibrio ed è stato disarcionato dalla sua bicicletta.
Attraversiamo Fiesole spronati dagli applausi della gente lungo i lati della strada e tra una battuta e l'altra ci ritroviamo all'Olmo quasi in media con la nostra tabella di marcia. Arriviamo all'appuntamento con i nostri supporters, in località Feriolo, dopo 19 km. In 2 ore e 18 minuti con un ritardo di circa un quarto d'ora. Ripartiamo dando l'appuntamento a Francesco e Maurizio per Borgo San Lorenzo, subito dopo lasciato il paese, all'inizio della salita per Ronta.
Scendiamo con facilità, senza aumentare troppo la velocità per non sollecitare eccessivamente la muscolatura e i tendini, fermandoci a tutti i ristori consci che la gara si gioca soprattutto sulla nostra capacità di reintegrare liquidi ed energia (miele e zuccherini saranno i compagni più fedeli del nostro viaggio) senza però eccedere e senza ingurgitare quasi niente che non sia già stato sperimentato durante i nostri allenamenti.
In vista di Borgo San Lorenzo raggiungiamo degli amici di Prato che, alla partenza, ritrovandosi nelle prime file, non erano stati penalizzati dalla massa dei podisti che avevano fatto da tappo nell'imbuto delle viuzze del centro città. Il nostro passo è fluido, ci sentiamo bene e al rendez-vous con i nostri assistenti, al 33° km. Ci arriviamo in circa 4 ore. Avevo previsto di arrivarci un po' prima, in 3 ore e 30/40' ma va bene così; ci sentiamo pronti ad affrontare lo spauracchio di questa gara, la salita del passo della Colla.
La strada per arrivare a Ronta è, per me, uno fra i tratti peggiori. Non è vera salita, se non in alcuni tratti, ma è un falsopiano che, in ogni caso, ci fa salire di quota; è il tardo pomeriggio, il momento delle ombre lunghe e non mi piace. Ma tant'è! Tra una chiacchiera e l'altra, tra frequenti battute di un gruppo di burloni al seguito di alcuni atleti, ci ritroviamo a Ronta. Ora il gioco si fa duro e siamo tutti pronti a giocare. Questa è vera salita che percorriamo in mezzo a stretto gole ombrose con, nel sottofondo, la colonna sonora del torrente che scorre accanto a noi, e con un alternarsi di panorami meravigliosi. Saliamo bene alternando frequenti tratti di corsa ad altri di passo e l'unica nota dolente è che, ogni tanto, un vento noioso ci procura qualche fastidio.
Affrontiamo le ultime rampe sentendo l'altoparlante, in vetta, che incita i podisti al passaggio sul “passo” e, all'ultima curva, quando un volontario dell'organizzazione ci incita dicendo che mancano solo una manciata di metri alla vetta sento un brivido per la schiena. Siamo a metà, abbiamo fatto la parte del percorso più difficile, abbiamo già raggiunto un traguardo importante. Ma guai a pensare di avercela già fatta; ora entra in gioco la stanchezza, la determinazione, le problematiche fisiche che possono uscir fuori in una discesa che, con la stanchezza accumulata, diventa insidiosa.
Appena al di la del passo incontriamo i nostri angeli custodi. Ora non dobbiamo sbagliare, il cambio degli indumenti ci deve mettere in condizione di affrontare il calo della temperatura durante la notte e, quindi, la sosta richiede qualche minuto in più.
Partiamo, ora, con un accessorio in più, la lampada tascabile, o meglio da testa, di cui ogni podista è dotato. La strada davanti a noi è disseminata di tante piccole luci, sembrano decine e decine di lucciole che, in fila indiana, scendono lungo la strada.
Ogni tanto, noi tre, quando rimaniamo in un tratto da soli, le spengiamo contemporaneamente e, all'improvviso, ci appare tutta la bellezza della notte; un universo di stelle talmente lucenti che mai si possono vedere in città o dove ci sono altre fonti di inquinamento luminoso. Lì non c'è niente, solo il buio ci circonda e, sopra, quella meraviglia.
A sciupar tutto, però arriva il primo intoppo; Silvia, probabilmente “fregata” dal vento trovato salendo la Colla, comincia ad accusare mal di stomaco e nausea che diventeranno i suoi insidiosi, tremendi e inseparabili compagni fino alla fine.
Intanto al ristoro di Crispino troviamo due vecchi amici ad aspettarci, Francesco e sua moglie, infreddoliti e ormai con poche speranze di vederci passare. Ma non siamo troppo in ritardo, avevo detto a Fiorella che saremmo arrivati tra le 22,00 e le 23,00 e, infatti mancano ancora una quindicina di minuti alle 11,00. Va bene cosi!!!!!
Stiamo andando bene anche se Silvia soffre quel maledetto mal di stomaco.
Prima di Marradi raggiungiamo una ragazza che sconsolata pensa al ritiro, non ce la fa più e noi cerchiamo di darle forza, la incoraggiamo a continuare. Chissa se sarà arrivata fino in fondo?.
Mancano ancora una ventina di minuti alla mezzanotte e siamo in vista di Marradi; 65 chilometri!
Qui ritroviamo Maurizio e Francesco ed abbiamo, anche, notizie di Mario; è transitato sul passo della Colla intorno alle 23,00, un'ora circa dopo di noi. Sta andando alla grande considerando, anche, che è da solo. Forza Mario!!!
A Marradi Silvia è costretta ad un pit-stop in bagno e noi ne approfittiamo per incremarci ben, bene le gambe per affrontare gli ultimi 35 chilometri. Son tanti dopo averne corsi quasi il doppio!
Dopo un quarto d'ora circa ripartiamo dando un nuovo appuntamento ai nostri accompagnatori a cui si è aggiunto, ora, anche “Tarone” il babbo di Duccio; ci ritroveremo, da qui in avanti, ogni 7/8 chilometri considerando che le nostre necessità, più che aumentano i chilometri fatti e scorrono le ore, potrebbero essere maggiori.
Li ritroviamo dopo una decina di chilometri ed è il momento di recuperare un po'. Da qui in avanti non dobbiamo assolutamente sbagliare niente, abbiamo poco più di una mezza maratona da fare e sarebbe veramente tremendo doversi fermare ora.
Dal GPS controllo il nostro passo che, anche se abbastanza lento, si mantiene regolare; ogni 8/9 minuti mettiamo un nuovo chilometro nel carniere.
Anche Brisighella è passata, 88, 89, 90 chilometri. Da qui in avanti, ogni chilometro percorso, chiamo a voce alta Duccio, quasi in senso liberatorio, ed urlo “Ducciooooo...ne mancano 10” ….9.....8.....7.....6.
Ogni tanto guardo Silvia e le chiedo come va la sua nausea e quando mi risponde “bene ma mi fanno male le gambe!!” la incito a correre e a non pensare alle gambe, quelle dopo 90 chilometri, fan male a tutti.
.....5....4 intanto comincia ad albeggiare, il buio lascia posto prima ad un incerto chiarore e, poi, ad una luce che, ai nostri occhi stanchi, appare ancor più vivida.
.....3........2 e siamo sul vialone di Faenza, aggiriamo la nuova rotonda intitolata al “Passatore” e imbocchiamo l'ultimao rettilineo.
.......1 all'ingresso della città c'è Maurizio ad attenderci armato di macchina fotografica che ci incita e ci fotografa ed io voglio che riprenda la maglietta che mi son messo a Brisighella “nonno....oh..oh. Attento! 60 anni e 100 chilometri sono tanti!!!” regalatami da Oscar per il mio compleanno.
E' fatta, siamo in piazza del popolo, ancora viva e animata nonostante l'ora, intravediamo l'arco dell'arrivo, il palco dove delle ragazze sono già pronte con le nostre medaglie da “finisher” e finalmente, dopo 100 e passa chilometri, dopo oltre 100.000 passi, dopo oltre 14 ore, ci prendiamo per mano e, tutti e tre tagliamo il traguardo a braccia alzate.
E' FATTA!!!!!!!!!!!!!

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PROGRAMMA GARE ANNO 2012

  • 1/2/3 giu 2012 - Tour dei laghi - gare a tappe OK
  • 10 giu 2012 - TRAIL di FONTESANTA - organizzazione - OK alla grande
  • 15 lug 2012 - Sky Race Alpi Apuane - Km 24 OK alla grande
  • 28 ott. 12 Chainti Trail - 18 km
  • 04 nov. 12 - l'eroica running - km.43