Questa mattina avevo impegni da nonno per cui l'orario solito per l'allenamento è saltato ed ho programmato un'uscita alle 13,00. La giornata era veramente primaverile (era l'ora dopo un inverno che sembra non finire più!) e non avevo un gran voglia di sorbirmi un'ora di corsa sull'asfalto; fatica tanta, divertimento poco. Ho deciso allora di andare verso Fontesanta, con calma, senza limiti di tempo; in pratica avevo tutto il pomeriggio a disposizione.
A quel punto era doveroso attrezzarsi nella maniera giusta e, quindi, camel bag con sali minerali, cellulare per casi di necessità (andare nel bosco da solo è divertente ma non troppo sicuro) e, volendo fare parte del persorso del prossimo TRAIL del 13 giugno, macchina fotografica per immortalare i punti da coprire con le persone per segnalare la strada giusta agli atleti.
Subito, dopo appena un chilometro dalla partenza, ho iniziato a salire verso Montisoni ed in poco meno di 3 km ho raggiunto quota 400 presso il ceppo messo a ricordo dei partigiani caduti in guerra.
Da lì la salita non era finita, mi sono immesso sul sentiero CAI e via verso Fontesanta. Ci sono delle belle rampettine ma per lo più il sentiero corre in quota in mezzo ad un bosco meraviglioso e attraverando, di tanto in tanto, torrentelli d'acqua che scendono a valle ancora con una bella portata viste le piogge di questi ultimi tempi.
Da lì la salita non era finita, mi sono immesso sul sentiero CAI e via verso Fontesanta. Ci sono delle belle rampettine ma per lo più il sentiero corre in quota in mezzo ad un bosco meraviglioso e attraverando, di tanto in tanto, torrentelli d'acqua che scendono a valle ancora con una bella portata viste le piogge di questi ultimi tempi.
Il rumore dell'acqua con i sali minerali nel camel bag era ritmico e si confondeva, a volte coprendoli, con i rumori del bosco; cinguettio degli uccelli, frusciare di lucertole (spero non fossero serpenti!) e, dai punti più fitti del bosco, rumori di frasche che si spostavano al passaggio di qualche animale in fuga spaventato da un tipo strano, vestito con colori che andavano dal bianco dei calzettoni al nero dei pantaloncini, dall'azzurro della maglietta alle rifiniture gialle del camel bag.
Il più era fatto; si trattava ora di controllare le gambe nella discesa fino al Paese senza farsi distrarre troppo dal meraviglioso panorama che si gode da quella zona.
La piana di Firenze avvolta, ahime!, da una tenue nebbiolina di smog ma che resta unica e inconfondibile con, in primo piano, la cupola del Duomo che sovrasta, insieme al campanile di Giotto e a quello della Chiesa di Santa Croce, tutto quanto.
Arrivato da Smith, dove ci sono le recinzioni con i cavalli, sono rientrato sulla strada che ridiscende verso l'Antella; la salita era finita ma, arrivato al Taddeino m'è tornata la voglia di fare il sentiero della "bracca", una volta, tanti anni fa, percorso di allenamento settimanale quando, con il "gruppo della morte" stavamo preparando il Passatore.
Sempre meraviglioso e quanti ricordi di quando, i soliti quattro o cinque, ci buttavamo giù per il sentiero sconnesso verso il ruscello per saltarlo a piè pari e finendoci, spesso, dentro con le scarpe.
Stavolta, però, ho trovato il sentiero bloccato dal taglio di alcuni alberi e sono stato costratto a deviare nel bosco per cercare un punto dove il corso d'acqua potesse essere attraversato senza problemi. Questo mi ha portato a scendere un pò più a valle per poi risalire, scavalcando tronchi d'alberi abbattutti e facendomi largo tra rovi e macchie di scope (le gambe, all'arrivo, ne portavano segni piuttosto evidenti) fino a ritrovare il sentiero originale per sbucare, poi, sulla via di Rimaggina.
La piana di Firenze avvolta, ahime!, da una tenue nebbiolina di smog ma che resta unica e inconfondibile con, in primo piano, la cupola del Duomo che sovrasta, insieme al campanile di Giotto e a quello della Chiesa di Santa Croce, tutto quanto.
Gli ultimi due chilometri sono in pianura e mi sono serviti per allungare un pò le gambe ormai diventate rigide e dure da tutta la salita fatta e dalla stanchezza dovuta alle quasi due ore di impegno.
Ho chiuso i 16 chilometri e rotti in 1 ora e 55 minuti alla media di 8,5 km/h che, considerando il dislivello positivo fatto (877+) mi rendono piuttosto soddisfatto.
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